OSS compra Casa di Riposo ma ora rischia il fallimento

OSS compra la Casa di Riposo ma rischia il fallimnto

Giuseppe da semplice OSS dipendente, è riuscito in un primo momento a prendere in gestione la struttura dove lavorava e infine a comprarla. Il sorriso dei nonni è la sua vita. Lui che da operatore socio sanitario – quelli che ormai sono conosciuti come oss – è riuscito a comprare e prendere le redini di una casa residenza anziani. Un sogno che Giuseppe De Vittorio, 29 anni, ha coronato e che ora rischia di andare un frantumi sotto il peso delle bollette della luce, del gas, del costo delle materie prime che in pochi mesi si è moltiplicato per quattro. "Ma io non mi arrendo, farò di tutto per tenere viva questa struttura che è frutto di tutti i miei sacrifici", afferma con decisione.

Si trova a Cornacervina (Migliarino), ospita 17 posti, dispone di una cucina interna. De Vittorio, dopo aver lavorato come Oss al Pronto soccorso di Cona e in strutture per malati di Alzheimer e per disabili, prima ha preso in affitto la struttura che era di proprietà della chiesa – era il 2016 – e poi è riuscito a comprarla. Un gioiellino dove per anni le rette sono rimaste immutate proprio per non pesare sugli ospiti e sulle loro famiglie. "Adesso – dice De Vittorio, che per la Cna è il referente per un cartello di strutture assistenziali come case famiglia e case di riposo – sto facendo il possibile per non applicare rincari. Per me è una sfida, una bella sfida".

Quanto costa gestire una Casa di Riposo

I costi di una casa di riposo sono altissimi e la sua gestione non è certamente facile se guardiano ai numeri del salasso. Tra le voci di bilancio più importanti, ci sono le utenze di luce e gas. La bolletta del gas di un mese è passata da 1500 a 4mila euro; quella della luce – sempre nel mese – è saltata da 400 a 1500 euro.

Analogo discorso per le spese di lavanderie, per l’acquisto delle materie prime e per gli stipendi dei dipendenti. De Vittorio, che da oss è diventato il commissario che stabilisce l’idoneità delle persone proprio a questo ruolo (la vita è proprio vero, spesso è una giostra), non ha però alcuna intenzione di arrendersi.

"Non sono il solo ad essere in grave difficoltà. Tutti i proprietari di queste strutture – precisa – fanno fatica ad andare avanti, se la situazione peggiora saranno costretti a chiudere. Io non voglio farlo, per i miei anziani, per i miei 12 dipendenti. Ed anche per la memoria di mio nonno che ho accudito fino all’ultimo e che mi ha insegnato quanto sia importante avere a fianco una persona che ti sistema il cuscino sotto la testa".